PAPPOSILENO.

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carte  dei vini
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VINO
 

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Una scelta determinata senza scimmiottare le ultime tendenze sui vitigni autoctoni, una selezione nata per convinzione e necessità, senza lasciarci prendere la mano dagli ultimi integralismi modaioli. Non vogliamo salvare il mondo, ma riteniamo che in questo momento li vitigni di territorio abbiano bisogno di essere sostenuti e conosciuti, .........ma se ne avremo voglia, troverete anche merlot e cabernet.

A tal proposito eccovi alcune riflessiono dal sito di Porthos

"I vitigni autoctoni sono stati ignorati per circa vent'anni; ora stanno tornando alla ribalta e 'rischiano' di diventare di moda. Generalizzare la loro coltivazione può essere un errore perché abbisognano di vinificazioni mirate e soprattutto si deve prendere coscienza che non dànno grandi prodotti al di fuori dei loro territori d'origine, dove secoli di coltivazione hanno individuato la sintonia tra ambiente e varietà".

Ma riflettiamo, chi vuol sostenere che uno chardonnay - di qualunque parte del mondo - sia la stessa cosa di un Puligny-Montrachet? Ma allora che differenza c'è fra internazionali e autoctoni? Nobiltà? Forse è più preciso dire "sfiga". Nel senso che gli autoctoni, per genetica, non sono mai diventati internazionali anche perché hanno minore capacità di adattamento, sono più difficili da coltivare e vinificare, e tendono a smarrire le loro peculiarità appena si allontanano da casa.

Ma allora perché insistere sugli autoctoni? Perché non prediligere solo quei vitigni che hanno ricevuto più graziadidìo di diventare internazionali? La risposta non è complicata, e si chiama biodiversità.

"Il vitigno autoctono, più che buono o non buono, è diverso, che è una cosa più importante". L'Italia è benedetta: ci sono attualmente circa 150 autoctoni in produzione, 250 in coltura, e altri 3/400 da recuperare.

Autoctono è bello, ma la paura di una severa selezione clonale, dell'utilizzo indiscriminato dei lieviti selezionati, dei prodotti di biotecnologia in vigna e in cantina, e di tante altre diavolerie non riesce proprio ad abbandonare i nostri pensieri. Insomma: a quanto può servire cercare la diversità se poi la si schiaccia in altre cento maniere? Se diventano di moda, gli autoctoni finiranno per divenire tanti piccoli internazionali tuttofare?
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